Considerazioni sui referendum abrogativi, in occasione del referendum del 2025 sul lavoro e la cittadinanza.
La promozione del referendum sul lavoro e la cittadinanza.
Qualche mese fa comincia in sordina la promozione del referendum con i 5 quesiti. Quattro sul lavoro e uno sulla cittadinanza.
L’idea generale che traspare a livello comunicativo, è che chi è d’accordo deve votare SÌ a tutti e 5 i quesiti. Mentre chi è contrario è invitato all’estensione, per evitare che i referendum raggiungano il quorum.
Nel mezzo ci sarebbero varie opzioni, ma i 2 schieramenti contrapposti invitano a non ragionare su come andrebbe votato secondo coscienza, esponendo solo una parte dei fatti. Entrambe le fazioni tendono a dare informazioni tendenziose, omettendo volutamente parti della realtà.
Il fronte del Sì per il referendum dell’8 e 9 giugno 2025.
I promotori del referendum affermano che il Jobs Act sia stato un errore. Non essendo loro direttamente al governo, non possono modificare la legge, e invitano gli elettori ad andare a votare per abrogare parte di questa misura decisa in passato dal centrosinistra.
Se invece fossero stati al governo ci avrebbero pensato loro, questo è il senso del messaggio promotore.
Inoltre c’è un quesito aggiuntivo, che propone di abolire una parte di legge, che impedisce a due milioni e mezzo di persone di prendere subito la cittadinanza italiana.
Qualcosa non va in questo referendum: il vero obbiettivo è avere nuovi elettori, dato che i già cittadini italiani si sono stancati dei politici esistenti di tutti gli schieramenti. A testimonianza di ciò c’è un chiaro dato astensionista che tende a crescere nel tempo. Vince lo schieramento che ha perso meno voti nel tempo.
In realtà se l’obbiettivo fosse stato quello di abolire il Jobs Act, oggi ci sarebbe una chiara maggioranza trasversale composta dal centrodestra che in teoria sarebbe contro. Più una certa fetta di altri partiti “de sinistra” che oggi dicono essere contro anche loro.
Perché invece di indire un referendum, non hanno chiesto al centrodestra di abolire il Jobs Act, e così nel frattempo si sarebbe portato a casa un risultato?
Successivamente in un eventuale governo di centrosinistra, si sarebbe modificata anche la legge sulla cittadinanza, ma nel frattempo intanto il Jobs Act sarebbe abolito già da qualche anno.
Invece il comitato promotore parta di diritti dei lavoratori, come se loro non centrassero nulla con ciò che è stato votato in passato. Sembrano provenire da una realtà alternativa, come nelle serie di fantascienza in cui ad un certo punto uno si sveglia agitato a va a chiedere in giro chi sia il presidente in carica.
Il comitato promotore da per scontato che presentandosi al seggio, le persone prendano in mano le schede per votare SÌ a tutti i quesiti. Non esistono alternative a questa scelta.
Il fronte dell’astensione per il referendum dell’8 e 9 giugno 2025.
Il fronte opposto al referendum, è contrario ad esso per partito preso.
In realtà loro, potrebbero a questo punto fare un dispetto al comitato promotore dato che sono al governo, e abolire subito il Jobs Act, annullando così di fatto il referendum.
Invece loro stessi che si sono dichiarati contrari al Jobs Act in passato, ora non sono interessati ad abolirlo. Che cosa succede?
Il fronte dell’astensione potrebbe invece diventare un fronte dell’astensione parziale. Invitando gli elettori ad andare a votare sui quattro quesiti sul lavoro. Ma qualcosa non funziona, e a nessuno viene in mente questa idea. Forse essendo i referendum abrogativi complessi per loro natura, non si capisce esattamente cosa significa abrogare parti leggi, che nessuno riesce a comprendere se non dopo attenta lettura che però è sempre soggetta ad interpretazioni.
I promotori dell’astensione, invitano solo a non andare a votare, perché il referendum è fatto per portare soldi a chi gestisce gli immigrati ed è a caccia di voti.
Vado a votare ma non ritiro le schede.
Mi ritrovo il giorno del voto che ancora non ho capito se andare a votare. Io non ci vado più per vari motivi. Uno di questi è che i politici non mi rappresentano, sono ambigui e tendono a fornire sempre una versione di comodo delle cose, come anche in questo caso del referendum.
Cerco di capire la questione del quorum. La prima cosa che mi chiedo è se questo sia legato all’affluenza alle urne, dove quindi si contano i votanti generali legati ai 5 quesiti nel suo insieme. Se fosse così, andando a votare anche un solo quesito sto validando tutto il referendum nel suo insieme.
Siccome trovo informazioni vaghe a riguardo, dopo anche aver consultato le FAQ governative, decido di andare a chiedere direttamente al seggio. Se non mi sanno rispondere lì è la fine.
Il sistema ti impone di partecipare al referendum anche in modo negativo, presentandoti al seggio con un atteggiamento programmato teso a creare dissenso nel momento del voto. Bisogna seguire una procedura per far annotare che si è venuti a votare, senza votare.
Io invece presentandomi al seggio ho posto la domanda in questo modo:
Ci sono tante notizie discordanti sul referendum. Alcune persone hanno detto che si presenteranno al seggio ma non ritireranno le schede. Io voglio sapere se è possibile ritirarne solo alcune, e se il quorum è calcolato quesito per quesito o generico legato all’affluenza.
La ragazza al seggio mi ha risposto senza dubbio che ogni quesito ha il suo quorum, e che io potrei ritirare anche solo una scheda.
Una signora però interviene nella conversazione chiedendosi se non basta votare NO, a uno o più quesiti, invece di pensare a qualcosa come evitare di prendere alcune schede…
Io gli rispondo che per come è stato concepito il referendum, il NO darebbe validità ad un quesito. Mettiamo caso che uno di questi riceva 49% di SÌ, e 2% di NO. Il 2% di NO farebbe passare il 49% di SÌ. Il che non mi pare corretto dato il modo divisivo di come è stato proposto questo referendum.
L’unico modo per votare NO, è non ritirare le schede a cui vorresti votare NO. Ci potrebbero essere dei brogli aggiungendo schede bianche all’urna, dato che non ho capito se viene annotato quante schede gli elettori hanno ritirato al momento del voto. Però questo è il sistema italiano, in cui non puoi mai sapere come verranno poi gestite le cose.
Uscendo dal seggio mi viene spontanea una riflessione: alla fine a questo tipo di referendum non vale la pena votare NO per un semplice motivo.
I referendum così concepiti hanno bisogno del 50% +1 dei voti per essere validi. Se il 50% +1 votasse SÌ, i NO comunque non avrebbero modo di capovolgere il risultato. Risulta quindi inutile votare NO in questo tipo di referendum.
A meno che non si sia in un contesto di democrazia partecipativa, dove votando NO, in realtà si sta dicendo: lascio alla maggioranza la possibilità di decidere diversamente su questo tema. Se ci sono abbastanza SÌ, per me va bene che questi prevalgano.
Cosa ho votato e perché, al referendum dell’8 e 9 giugno 2025.
Ho ritirato 3 schede, evitando di votare sulle piccole imprese e sulla cittadinanza. Sulle 3 schede ritirate ho messo SÌ, dato che non ha senso mettere NO per i motivi spiegati prima.
Perché non ho votato sulla cittadinanza? Perché in Italia siamo pieni di problemi a non finire. Io non ce l’ho con chi viene da fuori, per me tutto il mondo dovrebbe essere aperto, in un contesto di ricchezza generale e benessere diffuso a livello mondiale. Però questo contesto non esiste, perché i politici eletti in varie parti del mondo, continuano a fare danni. E facendo venire più persone qui, non si fa un favore a nessuno. Saremmo in sempre più persone a lottare per la stessa fetta di torta.
Per risolvere parte dei problemi, l’Italia dovrebbe uscire dal sistema europeo, per poter in futuro anche aiutare gli altri. Spendere un po’ di soldi per creare benessere altrove oltre che qui. Ma questa per il momento è fantascienza, e mi viene da pensare sempre alle serie TV, dove un tizio agitato chiede chi sia il presidente eletto. Perché quando si aprono gli squarci dimensionali sono cazzi amari per tutti quanti.
Non ho votato anche al quesito sulle piccole imprese, che non sempre dispongono di denaro per risolvere qualsiasi incombenza.
In realtà questo referendum andrebbe fatto dopo un’attenta analisi economica, per stabilire chi ci ha perso negli ultimi anni, e chi ancora ci perderà dopo che le piccole imprese avranno ancora più bisogno di soldi rispetto a prima.
Purtroppo non è semplice questione di votare SÌ, o NO. Il contesto conta sempre. Se oggi mi invitassero a votare ad un referendum per l’uscita dall’euro, e per dare la possibilità a dei migranti di venire a lavorare in Italia più facilmente, sarei in difficoltà nella scelta. Non posso votare a favore del secondo quesito, se non sono sicuro che il primo vinca.
Oltretutto non è che uscendo dall’euro si risolve tutto. I politici devono poi decidere di attuare un piano di sviluppo e abbandonare tutto ciò che è stato fatto fino ad adesso.
Conclusioni sul referendum dell’8 e 9 giugno 2025.
Il referendum non ha passato il quorum, ma comunque è stato interessante ragionare su quanto detto.
Dalle statistiche riportate dal sito Eligendo, si capisce che in pochi hanno considerato che si poteva votare scegliendo quali schede portare in cabina.
La differenza tra un quesito e l’altro come partecipazione è intorno allo 0,1%, dove il quesito più votato ha avuto il 30,59% dei voti, mentre il meno votato ha avuto il 30,58%.
Ogni quesito ha di base lo stesso numero di potenziali elettori, cioè quasi 46 milioni (45.997.941). Ma per ogni scheda risultano un diverso numero di votanti:
- Prima scheda 14.067.256
- Seconda scheda 14.065.285
- Terza scheda 14.068.207
- Quarta scheda 14.072.981
- Quinta scheda 14.071.702
Il meno votato è stato quello sulle piccole imprese, mentre il più votato è stato quello sulla responsabilità degli infortuni sul lavoro. C’è uno scarto preciso di 7696 voti. Mi piacerebbe sapere cosa hanno pensato queste persone, e perché sono state le uniche tra milioni di abitanti a scegliere le schede per cui votare.
Il conteggio finale dimostra a livello scientifico che ho ragione nel dire che si poteva scegliere quali schede votare. Altrimenti non ci sarebbero discrepanze tra i numeri.

Io penso che dovremmo avere le idee chiare invece che parlare per sentito dire.
Questo referendum è stato un momento chiave per capire quanto in realtà i politici siano stati falsi anche in questa occasione. Potevano comunque dire: se non ti interessa il referendum sulla cittadinanza non lo votare! E nessuno lo ha fatto, al massimo si è parlato di non ritirare le schede, qualsiasi cosa esso significhi.
In questi giorni si stanno ancora raccogliendo le firme per il referendum sull’abrogazione della legge Lorenzin.
Purtroppo anche qui, la scarsa informazione, e la comunicazione divisiva, porterà al fallimento di questa iniziativa.
Se “per mio figlio scelgo io” ritengo che i vaccini siano potenzialmente dannosi, perché gli altri che non fanno parte dell’iniziativa non dovrebbero essere informati sulla dannosità?
Vedi che se anche gli altri capiscono il problema, chi sceglierebbe di fare il contrario?
Questo vale per tutti i tipi di iniziativa, in cui si invitano gli altri a partecipare, ma si vogliono occultare anche a livello inconsapevole, alcune informazioni.
Se le informazioni di questo articolo non ti sembrano complete, questa potrebbe essere un occasione per riflettere sul problema.
Lasciate un commento se avete informazioni rilevanti sulla gestione dei referendum di questo tipo.
Link e note di approfondimento (non leggete se siete stanchi).
Sito promotori del referendum.
https://www.referendum2025.it/documenti/comitato-promotore-referendum-2025-h5zp73wf (Archivio PDF)
Dati affluenza delle scorse elezioni.
Dal sito Eligendo, si può accedere a tutti i dati delle elezioni passate, per controllare affluenza, numero di voti, schede bianche e nulle riguardo ogni elezione passata.
Nel 2018 c’è stato il picco del Movimento 5 Stelle che si afferma come nuova forza politica di cambiamento. Prendendo in considerazione i voti della Camera (se volete andate sul sito e controllate anche quelli del senato) i votanti totali dell’area Italia esclusa la Valle D’Aosta sono stati quasi 34 milioni di persone (33.923.321) con una percentuale di affluenza del 72,94%. Le schede non valide, compreso quelle bianche sono state circa un milione (1.082.296).
Il Movimento 5 Stelle riesce a prendere più di 10 milioni di voti, ma a livello aggregato di tutte le liste, c’è meno affluenza rispetto al 2013 dove sono andati a votare più di 35 milioni di persone (35.270.926) con il 75,20 % di affluenza.
Tra il 2013 e il 2018 quindi, non c’è stato un calo significativo, ma comunque c’è stato sempre un calo da considerare come disaffezione al sistema politico.
Dopo il tradimento del Movimento 5 Stelle, riguardo le tematiche proposte da Beppe Grillo come l’antivaccinismo, l’uscita dall’euro, il contrasto ad alcuni tipi di spesa militare, l’opposizione ad alcuni tipi di grandi opere, cambiano radicalmente le cose.
Non solo, tutti i partiti subiscono un duro colpo. Tutto questo per via delle decisioni prese tra il 2020, e il 2022, riguardo una situazione emergenziale senza fine, che ha giustificato le peggiori scelleratezze in campo medico, sociale, civile. I cittadini non sanno più chi votare, e anche i partiti emergenti cosiddetti antisistema non prendono un grande numero di voti.
I dati delle elezioni del 2022 dicono questo: la coalizione di centrodestra prende quasi gli stessi voti del 2018. Giorgia Meloni guadagna i voti che perdono altri partiti, diventando il partito più votato in assoluto con più di 7 milioni di voti (7.301.303).
Ma l’affluenza totale scende al 63,91% con meno di 30 milioni di voti (29.413.657). C’è stato anche un calo di persone aventi diritto al voto, ma poco in confronto al calo di votanti che si sono presentati alle urne.
In sostanza non è che il centrodestra vince le elezioni, ma è il centrosinistra che le perde.
A livello locale voglio prendere in esame le elezioni di Anzio, comune colpito da vari scandali che hanno portato allo scioglimento della giunta nel 2020. La situazione emergenziale e altre cose hanno poi bloccato le elezioni fino al 2024 quando si è tornati a votare sia per il comune di Anzio che per quello di Nettuno.
Qui il dato astensionistico è ancora più netto. Nel 2018 hanno votato il 54,22% senza andare al secondo turno. Nel 2024 invece, hanno votato il 45,77% al primo turno, e il 32,63% al secondo. Questo perché il centrodestra ha perso tanti voti, e una coalizione di altri partiti più o meno di sinistra, ha preso qualche voto in più. Vince chi perde meno voti nel tempo…
Come vedete l’astensionismo è in crescita, e questo dato marca in modo chiaro che le persone sono stanche del sistema di voto.
FAQ governative sul voto.
https://dait.interno.gov.it/documenti/faq-referendum-2025.pdf (archivio PDF)
Dati referendum del 8 e 9 giugno 2025.
https://elezioni.interno.gov.it/risultati/20250608/referendum/votanti/italia/01
https://elezioni.interno.gov.it/risultati/20250608/referendum/scrutini/italia/italia
Archivio scrutini in formato CSV.
Le cinque schede in formato PDF 1 2 3 4 5
Promotori del referendum “Per mio figlio scelgo io”.
https://www.permiofiglioscelgoio.it/
Sintesi della promozione del referendum in formato PDF
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