Molte volte mi sono chiesto cosa sia il significato dell'amicizia.
Siccome ciascuno però ha i fatti suoi da risolvere, il significato viene filtrato da tutta una serie di situazioni che ti fanno ragionare ogni volta sullo stesso tema.
Io penso che se sono amico di uno (e non intendo su Facebook), io sarò solidale con lui quando potrò esserlo, nel senso che se sto in un aereo che sta per precipitare e uno mi chiama al telefono che vuole essere aiutato, difficilmente potrò pensare a lui in quel momento.
Ma se sono a casa mia, e uno mi citofona che vuole parlare un po' senza ovviamente voler a tutti i costi passarmi tutti i suoi problemi trasmettendomi ininterrottamente tutte le sue ansie e paure, allora va bene.
E allora cos'è questa amicizia? Un rapporto di convenienza? Oppure un qualcosa alla pari?
Molti dicono che sono tuoi amici, e poi ti nascondono le cose che ti riguardano personalmente. Interrogati poi sui fatti, si girano da un altra parte e fanno finta di non capire, oppure cominciano a fare facce strane delle peggiori che non si sono mai viste.
Per essere amici bisogna essere d’accordo su tutto?
Se io sono amico di una persona, non penso però che devo essere d'accordo con lui. Io se sono veramente amico, gli spiego perché non sono d'accordo con lui.
Va precisato, che io non voglio costringere l'altro, a seguire le mie idee, ma questo significa anche in una situazione di amicizia, che non ci deve essere inganno nei rapporti. Non ci deve essere un fine nascosto che alle volte tu pensi sia il tuo, quando poi invece scopri che ti sei lasciato influenzare da chi ti circonda, e ti ha inculcato delle idee non tue.
Allora cosa sono io più bravo degli altri?
Io credo semplicemente in delle cose, e se trovo che la persona di fronte a me ne vuole condividere una parte o tutte, allora nasce il rapporto d'amicizia.
Ma se uno mi fa un sorriso d'avanti, e poi in realtà dietro si celano altri tipi di progetti, allora quella non è amicizia.
Io ti dico che nella mia vita voglio fare delle cose, e tu mi dici di si, ma nello stesso tempo prendi un percorso diverso da quello dichiarato.
Poi se alla persona in questione gli fai delle domande su un problema che ti si manifesta attorno, comincia ad innervosirsi, e a guardare da un’altra parte.
Certamente in un rapporto interpersonale, una persona deve anche capire quando l'altro di fronte a te non ha i mezzi per capire determinate cose. E questo vale anche per me, in quanto io stesso ho dei limiti, e una persona non può venire da me e dirmi che magari posso spostare gli oggetti con la mente, però poi quando gli chiedo come, si mette a guardare da un’altra parte facendo il misterioso.
Nonché mi sono capitate tante situazioni, dove vengo spinto a cercare dentro di me soluzioni e modi di essere, e poi mi accorgo che le persone intorno che guardano in aria, in realtà sono lì… aspettando di vedere se io faccio quella cosa come loro pensano che io debbia farla. Secondo ovviamente il loro punto di vista, che è sempre giustificato da tutta una serie di schemi mentali, che gli fanno credere che ciò che fanno è giusto.
Ma se ciò che alcuni fanno è giusto, allora perché nascondersi e non parlare chiaramente, dove per chiaramente intendo con un linguaggio diretto, fluido, dritto al discorso.
Comunque il mio modello di amicizia, credo non sia molto condiviso da una realtà che ti propone invece un modello di compromissioni di vario genere, dove non si può essere sincero con l'altro, perché l'altro ti serve.
Io non voglio questo, e non tanto per una questione di morale, che tanto poi non viene rispettata, ma perché c'è una diversa energia quando fai le cose per uno scopo falso rispetto a quello dichiarato. Allora io dico semplicemente: voglio fare così, ti va bene?
Sempre gli stessi sguardi in aria…
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