Perché la piena occupazione non è “politicamente corretta”.

  Joel Samuele |

Mi chiedo, tenendo in considerazione la teoria monetaria moderna, quale sia l'ostacolo psicologico che spinge la gente a rifiutare la possibilità della piena occupazione nel proprio tessuto sociale.

Ora... la struttura odierna è fatta in modo da dover avere sempre la preoccupazione di trovare un impiego, trovare una casa, e potersi mantenere. Tutto ciò esiste in un clima sociale, dove uno deve subire un continuo ricatto psicologico, dove se non rispetti determinati parametri c'è sempre una fila di gente disoccupata disposta a fare qualsiasi cosa pur dir avere un impiego.

Mi piacerebbe dire che nessuno dovrebbe “vendersi”, per ottenere ciò che in realtà gli spetta di diritto. Ma non posso io immedesimarmi nelle situazioni di chi è sempre stato abituato ad obbedire acriticamente, e non ha una personalità abbastanza forte che lo spinga all'emancipazione personale, da qualsiasi forma di dipendenza.

Io vivrei al meglio in uno Stato dove il programma di lavoro garantito è una realtà. Ciò significherebbe, che in qualsiasi momento in cui una persona ha il desiderio di cambiare vita, può trovarsi un lavoro in un luogo che gli piace, senza doversi prostrare di fronte a nessuno.

Quella del posto di lavoro garantito, è l'unica garanzia reale per ogni individuo, di avere la possibilità di realizzare i propri sogni, e farsi il proprio percorso professionale.

Invece noi viviamo in un contesto, dove non esiste un desiderio di emancipazione, anzi si tende ad essere il pupillo o il figlioccio di qualcuno, e la stessa intera struttura sociale cospira per tenere la gente il più possibile ferma sul piano della crescita personale. Magari con un lavoro, ma facendo in modo che ciascuno abbia il proprio capobranco.

La mia idea di piena occupazione invece (quella che mi sono fatto personalmente), vuole che questo sistema automatico di posto di lavoro garantito proposto dalla scuola economica MMT, sia anche una garanzia sociale di emancipazione, nel quale qualsiasi persona che sia in difficoltà, e voglia cambiare aria, abbia uno strumento sicuro, senza dovere elemosinare il posto di lavoro al conoscente di turno, per cambiare la propria situazione in poco tempo.

Anziché pagare gente che si occupa di spremersi il cervello per risolvere le cose attraverso un sistema assistenzialista che poi alla fine crea più disagi che benefici, meglio dare uno strumento attraverso il quale ogni persona possa essere indipendente, e allo stesso tempo possa essere partecipe nella società attraverso lavori che aumentino le strutture pubbliche, o i servizi umani, aumentando di fatto il benessere per tutti.

Anziché dover ricorre a continue contrattazioni e lotte, attraverso i vari sistemi sindacali, o le tutele legali come le cause per mobbing, con il posto di lavoro garantito, è chi assume che deve competere per trovare i lavoratori. Con questo sistema le situazioni lavorative negative vengono emarginate, in favore di luoghi di lavoro dove ci sia una tendenza a migliorare le condizioni di benessere generale, e dove ciascun individuo trovi un luogo per migliorare se stesso.

Ora: molte persone quando vengono assunte, raggiungono un compromesso, e si sentono in un certo modo debitori di qualcuno che gli ha dato la possibilità di lavorare. Tutte le persone che desiderano quindi abbandonare una situazione di questo tipo, se non hanno nessuno che al momento lo voglia assumere da qualche altra parte, possono entrare in un programma di piena occupazione, per poi essere in una posizione vantaggiosa quando dovrà contrattare per un posto di lavoro normale. Si avrà quindi il tempo di decidere con calma quale può essere la migliore situazione lavorativa.

Questo è come mi immagino che debbia essere il posto di lavoro garantito. Garantito non solo per chi è disoccupato, ma anche per chi abbia voglia di cambiare aria.

Vorrei che tutti coloro che si stanno battendo per avere la MMT in Italia (ma anche altrove), si battesse affinché la si applichi in questo modo.

Il problema è: quando si tira fuori un argomento come il mio, ci sono delle resistenze psicologiche che ostacolano questo tipo di progetti.

Sappiamo benissimo, anche se vogliamo far finta di no, che esiste sia nel settore pubblico, che in quello privato, del lavoro improduttivo e inutile. Con questo non voglio dire che uno poi non si stanchi a lavoro e faccia la bella vita. Ma anzi, l'essere in qualche modo cosciente che la propria attività è inutile e dannosa, procura una costante crescita negativa della stima che uno ha in se stesso. E si cerca di andare avanti trovando giustificazioni per quello che uno sta facendo.

Combattere il lavoro improduttivo, è un nostro dovere, è un nostro diritto. È ora di usare tutta la tecnologia e la modernità, per fare un altra cosa: ridurre l'orario di lavoro.

Le due cose che sto dicendo vanno a braccetto: da una parte si elimina il lavoro inutile, dall'altra si redistribuisce il lavoro in modo da lavorare tutti, ma meno.

So che chi sta studiando la MMT, di solito parte da un presupposto che l'orario di lavoro debba più o meno stare intorno alle 36 ore settimanali, e che se c'è disoccupazione, si possono aumentare i servizi umani, o impiegare la gente in manutenzioni del patrimonio pubblico. Ma occorre anche, semplificare la vita, e lasciare più tempo libero. Inoltre sappiamo benissimo che su un orario di 8 ore, sono solo le prime ore ad essere quelle in cui si da il massimo dell'efficienza. Quindi ridurre l'orario di lavoro è doveroso per la qualità del lavoro stesso.

Il mio timore, è che tutta la struttura esistente che sopravvive grazie al fatto che esiste la precarietà voglia in qualche modo mantenere ancora una certa fetta di potere, occupando posizioni dirigenziali per continuare la sua opera di controllo sociale anche all'interno dei posti di lavoro garantiti.

Il fatto è, che chi non vuole parlare di piena occupazione, lo fa perché è compromesso con un sistema che vuole continuare ad avere dei sudditi, invece che delle persone.

Vorrei che tutti coloro che stanno seguendo la MMT, facciano pressione affinché si parli di “posto di lavoro garantito”, come fondamento di un nuovo modello di società. E vorrei anche che si cominciasse a pensare quali cose siano necessarie da fare nell'immediato, per risolvere i problemi più urgenti, in modo da avere i programmi di lavoro garantito già pronti.