I Dazi che non servono di Donald Trump.

  Joel Samuele |
Trump che infila un dito su per l'aria.

I sovranisti capiscono di economia?

È un fatto risaputo che quando si parla di economia, si pensa che la soluzione alla recessione consista nell’aumentare le esportazioni verso l’estero. Solo in questo modo il debito pubblico sarà sostenibile nel lungo periodo!

All’interno del sistema eurozona, tutti dovrebbero puntare ad una competizione esasperata esportando di più di quello che si riceve tramite le importazioni. Il risultato è impossibile da ottenere, e il conflitto economico viene risolto con emissione di euro per salvare il sistema stesso. Il tutto evitando di spendere denaro per investimenti pubblici. Non si vuole ridurre la disoccupazione involontaria, che è uno dei problemi principali del sistema euro.

Il fronte opposto al sistema europeista vigente è il sovranismo. Questo propone per quanto riguarda l’Italia di uscire dall’euro, per attuare svalutazioni competitive. Portando il paese in una situazione di (quasi) piena occupazione grazie ad una politica di esportazioni nette.

Secondo questa logica se ogni paese provasse a fare lo stesso, tutti dovrebbero puntare alle svalutazioni competitive all’infinito, il che non è possibile. Infatti oggi ci troviamo nel contesto mondiale gli Stati Uniti che godono del vantaggio di poter importare prodotti a basso costo da paesi come la Cina, ma solo perché questa vuole essere molto competitiva per esportare all’estero.

Tutto questo avviene però a discapito dei lavoratori cinesi.

 

Perché gli Stati Uniti dovrebbero smettere di importare dalla Cina?

L’idea sarebbe quella di rafforzare il senso di patriottismo interno agli Stati Uniti. Gli americani devono tornare ad essere grandi!

MAGA, Make America Great Again. Manifestazione a supporto di Donald Trump.

Però nel fare questo va considerato che prima di mettere dei dazi a caso, gli economisti USA dovrebbero chiedersi: abbiamo le industrie per produrre tutto ciò che gli statunitensi non potranno comprare più con l’introduzione dei dazi?

Le persone vogliono tornare a produrre come un tempo?

Un istituto di ricerca ha fatto un sondaggio, e alla domanda “vorresti che il paese fosse reindustrializzato” in molti hanno esultato pensando ad un’America che torna ad essere grande. Però invece alla domanda “lavoreresti dentro le industrie manifatturiere” solo il 20% degli intervistati ha detto sì. Ecco che allora l’idea di un’America che torna ad essere grande sfuma.

Il problema per gli Stati Uniti dovrebbe essere: cosa accadrebbe se le importazioni dagli altri paesi calassero drasticamente, mentre qui non ci sono ancora le industrie per produrre all’interno ciò che veniva da fuori? Perché quello sì, che sarebbe un problema.

Fino a quando però, gli statunitensi possono comprare utilizzando i dollari creati dalla loro banca centrale, il problema non si pone. Dove Trump sta anticipando la venuta di questo problema, prima ancora di rilanciare l’occupazione nel suo paese.

 

I cinesi hanno in mano il debito degli Stati Uniti?

Le scuole economiche convenzionali, puntano l’attenzione sul debito pubblico, parlando di banca rotta del sistema, come se le banche centrali fossero paragonabili alle banche commerciali che devono stare attenti al loro bilancio. Si fa confusione tra il denaro creato dalla banca centrale, e quello creato dalle banche commerciali sotto forma di credito, e si lascia che questa confusione alimenti falsi miti economici. In questo articolo parliamo di riserve, cioè la moneta elettronica creata dalla banca centrale.

Per fare chiarezza: i sistemi economici hanno di norma una banca centrale controllata dallo Stato che emette la sua valuta, e questa viene accettata perché i cittadini devono pagare le tasse in quella valuta. Lo Stato poi si trova nella posizione di poter acquistare in quella valuta tutto ciò di cui necessità per andare avanti. Viene rovesciato un paradigma: non sono gli Stati ad aver bisogno dei soldi dei cittadini, ma sono i cittadini ad aver bisogno dei soldi dello Stato per poter estinguere il debito con lo Stato stesso.

Va precisato, che noi comuni mortali possessori di postepay o altri contratti con le banche commerciali, non possediamo direttamente riserve (la moneta elettronica della banca centrale) sui nostri conti. Quello che vediamo nel saldo, è definito in vari modi come: moneta bancaria, promesse di pagamento, e troverete sicuramente altri tipi di definizione che vi possono confondere le idee.

Ogni economista ci tiene a utilizzare i suoi termini, e non s’interessa del fatto che in molti non capiranno. Ed è difficile uscire fuori dal differente vocabolario esistente, perché non ne esiste uno ufficiale determinato in modo chiaro.

Esempio: perché chiamare il denaro: valuta, soldi, moneta, etc… non potrebbe avere un nome univoco?

No, la chiarezza sarebbe controproducente, e le persone potrebbero capire meglio i meccanismi del sistema monetario. Del fatto che le banche su cui noi abbiamo i conti sono state elette dal sistema per essere nostre intermediarie, ma nessuno si ricorda quando questo sarebbe stato deciso e perché.

Quello che è importante capire adesso è che in realtà le banche di noi comuni mortali, hanno a loro volta un conto in riserve presso la banca centrale (definita anche la banca delle banche). Nel sistema euro tutto si complica, ma comunque alla fine tutto fa capo sempre ad una banca centrale, che si trova in cima alla piramide di emissione. È lì che avvengono gli scambi, quando bonifichiamo i soldi tra una banca e l’altra.

Esempio: Tizio bonifica a Caio 1000 euro da un conto bancoposta ad un conto di Unicredit. Ciò che avviene è che a Tizio vengono scalati 1000 euro sul conto, e poi Poste Italiane utilizza le sue riserve che verranno spostate a Unicredit sempre per l’ammontare di 1000 euro, e questa poi aumenterà il saldo di Caio di 1000 euro. Per Tizio e Caio non cambia nulla, e a loro sembrerà che i soldi del loro conto corrente siano uguali ai soldi della banca centrale.

Però se Tizio e Caio hanno tutti e due bancoposta e si mandano dei soldi tra di loro, non ci sono spostamenti di riserve per tramite della banca centrale.

Il sistema in generale funziona perché i soldi creati sotto forma di prestito nella banca dove abbiamo il conto corrente, vengono accettati dentro la banca stessa. Mano a mano che i prestiti vengono ripagati, la nostra banca accetta il suo stesso denaro creato, che poi viene distrutto. Altri prestiti poi creeranno altro denaro e così via…

E il contante come funziona? Se andiamo allo sportello e ritiriamo banconote ci vengono scalati i soldi sul conto. Il contante però è la forma fisica del denaro della banca centrale. Quando la banca finisce i soldi fisici, deve utilizzare le proprie riserve presso la banca centrale, per farsi mandare un furgone blindato con altri contanti.

E arriviamo alla fine del processo: il pagamento delle tasse. La banca scala i soldi sul nostro conto, e utilizza le sue riserve presso la banca centrale per questo tipo di pagamento. Dove l’esistenza di un Tesoro da l’illusione che i soldi vengano stanziati per poter essere poi spesi nuovamente. Ma se questi venissero cancellati e poi ricreati eliminando la figura del Tesoro nessuno si accorgerebbe della differenza.

Le banche commerciali hanno bisogno per “comunicare” tra di loro di riserve presso la banca centrale. E di norma i sistemi economici hanno bisogno di una quantità crescente di denaro nel tempo: attraverso la spesa pubblica riceviamo soldi dallo Stato, la banca centrale accredita riserve alla nostra banca, e questa aumenta il saldo del nostro conto dello stesso importo. Noi però non possediamo direttamente le riserve, ma è la nostra banca a farci da intermediario finanziario. Tutto chiaro? Spero di sì.

È allora veniamo al punto: cosa succede con tutto il debito pubblico americano in mano ai cinesi?

La situazione degli Stati Uniti, è quella dove il dollaro è la valuta accettata in tutto il mondo. Le industrie cinesi esportano i loro prodotti e ricevono in cambio dollari.

Cosa ci fanno i produttori cinesi con tutti quei dollari? Le tasse, gli stipendi e le spese varie vanno pagati in Yuan. Quindi i produttori cinesi chiedono alla banca centrale cinese di effettuare una conversione tra dollari e Yuan.

La conversione consiste nell’emissione di nuovi Yuan, nuove riserve di questa moneta, da parte della banca centrale cinese che in cambio riceve i dollari dai produttori.

I dollari però, non sono una moneta della banca centrale cinese, che può possedere dollari solo per tramite della banca centrale degli Stati Uniti.

In realtà, è sempre quella degli Stati Uniti a possedere tutti i dollari esistenti. I dollari non si spostano realmente, e la Cina non possiede i dollari, anche quando ce li avrebbe la banca centrale cinese. Semplicemente viene annotato presso la banca centrale degli Stati Uniti, che la banca centrale cinese “possiede” dei dollari. Sono tutte annotazioni, e non ci sono spostamenti materiali di dollari. Ogni banca centrale possiede solo la sua valuta. Se gli Stati Uniti cancellassero i dollari dei cinesi, loro non potrebbero farci nulla. E infatti è quello che è successo più o meno con la Russia, anche se questo tipo di operazioni mettono a rischio la credibilità del dollaro come valuta di riserva internazionale.

L’alterativa a possedere riserve, sono i titoli di debito pubblico. Soldi che vengono scalati dal conto presso la banca centrale dove ci sono le riserve, e vengono accreditati sotto forma di titoli che daranno più interessi.

La banca centrale cinese in questo caso, continua ad accumulare titoli di debito pubblico, presso la banca centrale statunitense.

Il problema del debito pubblico americano non esiste, fino a quando altri paesi sono disposti ad inviargli merci in cambio di dollari. Ma allora perché c’è un problema con il debito posseduto dai cinesi?

Le scuole economiche convenzionali, fanno confusione dicendo che i privati cittadini potrebbero un giorno non comprare il debito pubblico.

Questo non ha senso, perché i titoli di debito vengono comprati con le riserve messe nel sistema bancario in precedenza. I Titoli non sono altro che un’alternativa ai risparmi, che fruttano un interesse. Che convengono di più rispetto ad avere dei depositi che non fruttano niente.

 

Con la complicazione del sistema bancario, e i vari tipi di scissione interna tra Stato, banca centrale, Tesoro e altri compartimenti stagni tutto si complica, ma alla fine tutto passa per tramite della banca centrale di riferimento.

Nel sistema euro la dissociazione in vari compartimenti e il cambio di gerarchia dove la banca centrale europea è al di sopra degli Stati, porta confusione sul funzionamento non facendo capire ai cittadini da dove vengono i soldi.

Si arriva al punto in cui la banca centrale “compra” i titoli accreditando riserve, trattando gli Stati membri come utilizzatori della valuta.

La banca centrale europea compra anche dei prodotti finanziari problematici delle banche commerciali, e in cambio queste ricevono riserve appena emesse prive di rischio.

La banca centrale europea poi, non garantisce totalmente i deposi delle banche commerciali, e chi possiede sopra i 100 mila euro viene spinto a comprare titoli non soggetti al bail-in, per evitare problemi in caso di banca rotta. Anche se i titoli hanno tasso di rendimento zero.

Potete notare di come alla fine tutto è una decisione della banca centrale, cioè di chi la controlla, e non esiste nessuna realtà che possa essere indipendente. C’è sempre un controllo politico, che non è però controllato dai cittadini che devono solo subire le decisioni già prese.

 

Se volete saperne di più in generale di quello che sto dicendo, in fondo all’articolo ci sono diversi link verso siti esterni.

 

I dazi sono importanti?

Per proteggere le industrie di un paese, si potrebbe decidere di mettere dei dazi sui prodotti che vengono da fuori, in modo che alla popolazione risulti più conveniente comprare quelli prodotti dalle industrie locali.

Quello che si sarebbe dimenticato Trump, è che prima quelle industrie dovrebbero esistere, per poterle poi proteggere.

I dazi potrebbero essere messi anche per ragioni di natura politica. Se la nazione esportatrice non compie con dei requisiti ambientali e di rispetto dei lavoratori, si potrebbe decidere di mettere dei dazi per limitare le importazioni di determinate merci prodotte con criteri sbagliati.

Queste misure però da sole non hanno senso. Potrebbero essere aggirate con degli intermediari che fanno risultare che le merci sono prodotte con altri metodi o in altri luoghi.

Un’idea più funzionale potrebbe essere quella dove uno Stato acquisti parte della produzione delle industrie locali che vorrebbe proteggere. In questo modo prima di imporre un freno alle importazioni, ci si preoccuperebbe di avere più mano d’opera qualificata e più industrie che compiano con dei requisiti, tra cui quelli ambientali di cui tanto si parla oggi (a vanvera).

Gli impiegati pubblici hanno bisogno di abiti comodi per lavorare, gli ospedali di ambulanze, i pompieri di attrezzature. In generale servono tante cose, che servono anche alla popolazione, come le auto o atri tipi di veicoli. Pensate ad esempio a tutto ciò che serve per la scuola, per le mense. Quindi anche il cibo farebbe parte di questi acquisti.

Scarpe Superga dell’esercito, un esempio da non seguire. Acquistare prodotti dalle aziende, non deve diventare un modo per dare dei soldi per prodotti che poi non verranno usati. Queste scarpe venivano date ai militari di leva, i quali erano poco coinvolti in attività fisiche. Introducendo la figura dei militari in forma prolungata, hanno rafforzato il concetto di obbligatorietà dell’educazione fisica, e l’uso di queste scarpe durante le sessioni di corsa, provocava un certo numero di richiedenti visita al giorno. Fino a diminuire il numero di partecipanti a questo tipo di attività. Questo costringeva i vari comandanti di reparto a concedere l’uso di scarpe non d’ordinanza.
Tutt’oggi queste scarpe vengono ancora distribuite dai magazzini vestizione, e alcune di queste finiscono su Ebay, per il pubblico nostalgico della leva, che vuole comprare solo un ricordo. Anche perché non sono utilizzabili neanche per camminare, e tutti i militari utilizzano scarpe non di ordinanza. Ma nonostante questo ancora vengono distribuite e nessuno interviene per dire che le cose andrebbero cambiate.
In un modello dove lo Stato pianifica lo sviluppo, si può abbandonare l’idea di creare una mangiatoia per sostenere interessi clientelari. Tutto ciò che viene prodotto può essere fatto al meglio, soprattutto in ambito pubblico.

Ecco che lo Stato potrebbe contrattare con le industrie e le aziende, i piccoli produttori, tutti coloro che dovrebbero sviluppare maggior capacità produttiva secondo i criteri decisi dallo Stato stesso.

Il tutto andrebbe fatto concordando un prezzo tra le parti, in modo che tutti i produttori siano compensati adeguatamente senza sperperi di denaro. Calcolando quanto serve ai produttori per pagare tutte le spese, agendo in un contesto di rispetto dei criteri prestabiliti dallo Stato.

Uno di questi criteri potrebbe essere il contrasto all’obsolescenza programmata. Imponendo che i prodotti vengano creati per durare, e avere parti riparabili, sostituibili, con pezzi di ricambio disponibili; i vestiti creati per essere comodi e pratici nel tempo. Il contrario di quello che fa la moda veloce, che riempie i nostri armadi di vestiti che poi risultano essere scomodi, e che rimangono inutilizzati quando li fanno passare di moda.

Il tutto andrebbe finalizzato dentro il contesto proposto dalla teoria monetaria moderna, quello dei programmi di lavoro garantito. La loro funzione è quella di garantire un impiego temporaneo a chiunque sia rimasto escluso dal mondo del lavoro, fissando nel contempo un salario minimo reale. Lo scopo primario è quello di portare la disoccupazione involontaria a zero, attraverso lavori che puntano a risolvere criticità sociali e ambientali nei vari territori.

In questo modo viene introdotto un parametro chiaro di riferimento: tutti possono entrare nei programmi e verificare di persona le condizioni di lavoro, di stipendio e dei benefici vari (analogamente a come quando noi controlliamo quanto costa online un prodotto prima di comprarlo in un negozio fisico). Le aziende non possono fare altro che proporre condizioni migliori per far uscire i lavoratori da questi programmi e farli poi lavorare per loro.

Questo tipo di programma è temporaneo, di transizione, nel senso che è il lavoratore che decide quando abbandonarlo. Se non ci fosse questa misura, le aziende potrebbero contrattare con lo Stato e ricevere dei soldi, ma nel contempo qualcuna di queste punterebbe sul pagare il meno possibile i lavoratori, o creare un ambiente di lavoro sgradevole. Cosa che oggi avviene spesso.

Quindi: i dazi sono importanti? Dipende… prima bisogna creare quello che andrebbe protetto. Si possono attuare delle politiche di protezione diverse dai dazi, molto più efficienti.
 

La guerra commerciale. Chi è contro chi?

All'annuncio dell’introduzione dei dazi da parte di Trump, si è scatenata una guerra commerciale tra paesi. Si tenta di giungere a degli accordi in cambio di qualcos’altro.

Nel mentre i cinesi stanno facendo circolare sui loro social, diversi video. Uno di questi mostra quanto costano le borse di lusso che a loro vengono pagate 1400 dollari al pezzo. Le borse poi vengono spedite a chi ha commissionato il prodotto, viene aggiunto un logo ad ognuna di queste per essere poi vendute al pubblico a 38 mila dollari.

I produttori cinesi stanno reagendo alla situazione invitando gli eventuali nuovi clienti a contattarli direttamente: «se ti interessa la stessa borsa senza logo, possiamo metterci d’accordo».

A questo punto gli spettatori del video si chiedono se è possibile pagare una borsa da 1400 dollari, 38 mila. Io invece mi sono chiesto: ma perché pagarla anche 1400? Di cosa è fatta di preciso?

Il video in questione mostra come la borsa sia prodotta in Cina, ma anche in Francia. E che solo per questo passaggio, costa 400 dollari in più del previsto. Quindi la borsa di 38 mila dollari ne potrebbe costare mille, senza logo, e fatta in Cina. Anche nel prezzo base di 1400 dollari, ci sono dei guadagni dovuti ad accordi, giochi di potere commerciali, il tutto non per far guadagnare i lavoratori ma i dirigenti.
In risposta a questo tipo di video, sono comparsi degli articoli che “smentiscono la bufala dei video cinesi”, dicendo che comunque ci sono degli artigiani di alto livello francesi (secondo me altri cinesi che vivono lì), che sono indispensabili per la fabbricazione di queste borse.

 

Secondo la teoria monetaria moderna, le esportazioni sono un costo, le importazioni sono un guadagno.

I produttori cinesi si affannano a competere, per continuare a vendere i loro prodotti. Questo non ha senso, perché la banca centrale continua ad accantonare dollari, che non vengono usati per comprare beni a vantaggio di chi è impegnato nella produzione. I cinesi potrebbero lavorare di meno, perché il loro governo non glielo permette?

L’unico scopo delle esportazioni dovrebbe essere quello di ottenere qualcosa che non è producibile in loco. Guadagnando dollari i cinesi possono comprare in tutto il mondo ciò che gli serve. Ma siccome loro fanno già tante cose da soli, a cosa gli servono tutte queste esportazioni?

 

Gli Stati Uniti potrebbero avere un sistema produttivo più sano, eliminando la disoccupazione involontaria e tenendo tutti inclusi nel loro sistema sociale. Perché non scelgono questa strada? Sarebbe sano per loro uscire dalla dipendenza di prodotti esteri. Gli Stati Uniti godono del vantaggio che il dollaro sia accettato in tutto il mondo, grazie all’imposizione da parte del fondo monetario internazionale di debiti in dollari. Questo però li rende deboli come popolazione che non prende decisioni sulla propria produzione.

L’elettorato di Trump si aspetta che ci sia un’America che torna ad essere grande, evocando l’immagine di una grande nazione operosa, che vive nelle loro cittadine dove ognuno ha la sua casa, con l’auto parcheggiata in un garage e un bel giardino. Ma dove sono gli investimenti pubblici che potrebbero portare a tale risultato?

Invece di programmare assunzioni nel pubblico negli Stati Uniti si annunciano dei tagli. Non si capisce il perché di questo entusiasmo sovranista, che sta dilagando anche in Italia.

Se da domani trovassimo in Italia tutti i prodotti di Aliexpress, Temu e altri del settore al doppio o il triplo del prezzo, non è che cominciamo a comprare “itagliano” trovando nel contempo i negozi fisici gestiti dai cinesi vuoti.

Qualcuno potrebbe obbiettare seguendo il rutto sovranista, che l’Italia è un grande produttore di armi o di altre cose che non riguardano la vita domestica. Però le persone a basso redditto usufruiscono poco di queste cose, e tanto di vestiti, scarpe, oggetti per la casa, bici e accessori, smartphone… tutte cose cinesi. Se domani le dovessimo comprarle con i dazi o prodotte “solo” in Italia, la maggioranza degli italiani sarebbe esclusa da questi tipo di acquisti.

La soluzione ideale per paesi come l’Italia sarebbe l’uscita dal sistema euro, non per puntare ad una competizione con gli altri paesi, ma per avere la nostra sana produzione interna. Lo Stato potrebbe acquistare parte della produzione, favorendo lo sviluppo interno, ma lasciando libere le persone di comprare anche da fuori. Imponendo limiti alle importazioni solo quando prima si è garantito che ci sia un alternativa qui, senno non ha senso e tutto il discorso sembra solo un’idiozia.

Perché non viene fatto tutto questo?

Ecco che si scopre che i governi del mondo puntano a creare un problema all’esterno del loro paese, pur di non affrontare i problemi interni. Parlare di guerra commerciale come un mero problema geopolitico non ha senso.

Tutti i sistemi economici possono usare la loro banca centrale per pianificare una serie di investimenti pubblici che un domani ci permetteranno di vivere meglio, lavorare vicino casa e impiegare meno ore dedicate allo spostamento di merci e persone. Nessuno nel mondo sta puntando a questo tipo di risultato, anche perché i globalisti non vogliono che ci siano politiche che rendano autonomi i vari territori del mondo. Tutta la favola globale si regge sull’illusione di una miriade di persone che viaggiano da una parte all’altra del mondo visitando grandi città cosmopolite. Tutti con in mano lo stesso tipo di caffè nel bicchierone, in fila davanti alle grandi vetrine del commercio globale.

Alla fine nessuno tutela i nostri interessi, mi piacerebbe che questo articolo aprisse questa prospettiva. Se siete arrivati fino a qui siete dei grandi (o avete solo premuto il tasto “end” sulla tastiera. In tal caso tornate in alto e continuate a leggere).

 

Link inutili, se poi non li guardate.

Indagine di CATO sul commercio e la globalizzazione (archivio PDF). Da questa indagine sono emersi dei grafici esemplificativi come questo. L’istituto CATO difende una visione del mondo globalista, suggerendo di come il libero spostamento di persone e merci abbia portato anche degli aspetti positivi. Il loro sito internet di presentazione è improntato sull’idea di come etnie diverse possono collaborare tra loro per costruire un mondo migliore.

 

Differenza tra riserve e denaro bancario spiegato da Eduardo Garzón Espinosa.

 

Articolo tradotto di Randall Wray su retemmt sulla differenza tra riserve e credito. Introduzione al concetto di “piramide del debito” (archivio PDF).

 

Video recensione del libro “Lavoro Garantito di Pavlina Tcherneva.”

 

Articolo tradotto su retemmt di Pavlina Tcherneva sul lavoro garantito e l’impresa sociale (archivio PDF). 
 

Video divulgato su Tiktok, che ha raggiunto la viralità. Il video mostra come una borsa da 38 mila dollari di lusso, venga prodotta in Cina senza logo a costi molto inferiori.
 

Articolo su Lifestyle che sostiene che quello che dicono i video cinesi sia falso e che c’è una netta differenza tra i vari tipi di prodotti, anche se molto simili (archivio PDF).
 

Considerazioni di Warren Mosler sul commercio estero, tradotte su retemmt.