Il diritto di Esistere.

  Joel Samuele |

Elsley-Crabs

Diritto alla casa, alla salute, al vivere.

Sono venuto a sapere, che se ho un problema di salute si tratta di “Affari Sociali”. Così è il nome della commissione parlamentare che si occupa di tematiche riguardo la sanità.

Mi sono stupito perché davo per scontato, che esistesse una specie di commissione “Sanità”, o “Salute”. Invece no, Claudio Borghi mi ha spiegato che devo contattare la commissione “Affari Sociali”.

In questo periodo, molti parlano di vaccini, o meglio di obbligo vaccinale. Ossia: obbligare con metodi coercitivi le persone a vaccinarsi, e soprattutto a far vaccinare i propri figli.

Nascono discussioni nel web, sui social. Ho scoperto tra le altre cose che i più convinti riguardo l’obbligo vaccinale non sono solamente dei sinistri europeisti detti “Piddini”; ma ci sono anche una categoria poco conosciuta di Sovranisti-Vaccinisti, dove gravitano generalmente militanti di CasaPound*.

*CasaPound propone il reddito di natalità per fare figli, ma propone anche le vaccinazioni obbligatorie (controllate conferenza di Stefano Montanari da CasaPound); e il ritorno all’energia termonucleare. Facciamo figli?

 

Si parla anche di togliere la patria podestà ai genitori che non vaccinano i figli. La gente comune che crede in questa cosa delle vaccinazioni obbligatorie, è d’accordo con tale ipotesi. Non ragionando sul fatto, che un domani potrebbero essere costretti a fare qualcosa di contrario alla propria natura, da nuove leggi che puntano all’interdizione della persona, che non potrà più decidere su se stessa. E dove nessuno interverrà nel difenderli.

Il problema delle vaccinazioni obbligatorie, non è se queste possano far male.

Il problema è che se si ha il sospetto che possano far male, non si può neanche decidere di aspettare e di valutare se sia il caso di vaccinare oppure no.

Chi promuove le vaccinazioni obbligatorie, è solitamente una persona benestante, se non ricca, che può scegliere tra “vaccino” e “vaccino”. Può scegliere di farsi fare delle vaccinazioni da un centro medico privato, il quale probabilmente potrà somministrargli dosi monovalenti, e magari potrà scegliere vaccini con il più basso contenuto di mercurio che esistano in commercio.

Oppure, se non si trova una vaccinazione che soddisfa i propri requisiti, alla fine viene spontanea l’idea di infilare una busta di soldi nella tasca del medico, e farsi rilasciare un certificato di avvenuta vaccinazione.

Non dite che non ci avevate pensato.

 

Quando si tratta della salute, chi ha i soldi, non sta lì a pensarci più di tanto.

Ed è questo il punto.

Come fa una persona, che non ha l’opportunità di tenere i figli a casa, mentre si reca a lavoro, a poter decidere di evitare la profilassi vaccinale?

Ovviamente, questa misura, la legge Lorenzin, colpisce chi non ha mezzi per evitarla.on è detto che in un secondo momento, daranno una stretta anche su chi tiene i figli fuori dalle strutture scolastiche. La malattia della convinzione che senza vaccini non possa esistere una civiltà, si sta espandendo. E purtroppo non esiste vaccino per i vaccinisti.

Sentendo una audizione alla camera, ho sentito parlare di paziente zero, come nei film americani tipo Resident Evil.

Non ricordo in che punto, e non ho visto il filmato per intero, perché trattasi circa di 7 ore, perlopiù di discorsi inutili e fuorvianti.

Claudio Borghi in un twett dice che c’era anche chi è contro l’obbligo vaccinale, ma io non sono riuscito a capire in quale intervento nel lungo filmato.

twittborghi

Alla fine è emerso un contesto, sommerso da “esperti”.

Eravamo convinti (forse), che se si fosse capito qualcosa di economia, forse anche per gli altri argomenti da trattare, si sarebbe superata la narrazione degli “esperti”. Ossia di chi è stato nominato esperto dal potere per pilotare le decisioni politiche.

Eravamo convinti in un certo modo (io non più di tanto), che con l’ingresso dei “sovranisti” al governo, finalmente potevamo far trattare dal parlamento argomenti più terra terra, che riguardassero le cose essenziali per vivere, dando spazio alle istanze più importanti riguardo la sostenibilità della nostra esistenza.

Io vedo, e percepisco che non si riesce ad avere il buon senso di tutelare per prima le cose essenziali come la casa, la possibilità di autosostenersi, e la libertà di esprimersi.

 

La casa.

Si continuano a sentire notizie di sfratti eseguiti su persone che non hanno alcun altro posto dove vivere.

Eppure ci sono tante case e tanti stabili vuoti, che potrebbero essere abitati.

Non avrebbe alcun senso quindi, sgomberare una casa abitata, e sarebbe molto più intelligente, che lo Stato acquistasse la casa per pagare i debiti, e la lasci in nuda proprietà, fin quando ci sarà qualche familiare dentro.

Non si tratterebbe di una misura assistenzialista “buonista”, perché una persona che finisce per strada diventa potenzialmente anche un problema per la società.

Ma si preferisce smembrare famiglie e far funzionare lucrose “soluzioni” assistenziali, che alla fine costano anche di più, ma offrono molto di meno.

 

La possibilità di autosostenersi.

Dovrebbe essere normale, vivere in una situazione dove la persona può autosostenersi.

In un sistema monetizzato ci dovrebbe essere uno Stato che garantisce questa possibilità a tutti.

Ma potrebbe anche venire in mente che se uno volesse vivere in aperta campagna, e vivere della propria agricoltura e del proprio allevamento, questo dovrebbe essere permesso.

In una situazione con vincoli di spesa pubblica nessuno dovrebbe obbiettare se uno si fa l’orto, o si fa un piccolo allevamento.

Eppure si sentono numerose notizie, di norme sempre più vincolanti che sarebbero tese ad impedire anche queste forme di sostentamento.

Di cosa dovrebbe vivere uno allora?

 

La libertà di esprimersi.

Libertà di esprimersi non riferita solamente all’estro artistico di un pittore un po’ stravagante in esibizione presso una galleria nel centro di Milano.

Ogni cosa che noi facciamo, la facciamo meglio se è fatta secondo le nostre capacità. E questa cosa vale con tutto, dalle faccende di casa, al come decidiamo di crescere i figli (che io non ho, fortunatamente).

Si sentono continue notizie di interdizioni e di genitori che perdono la patria podestà. Di persone che non hanno più una vita e che hanno un magistrato che decide per loro, e gestisce i loro soldi.

La stessa cosa vale anche per chi lavora ma deve gestire la propria attività secondo leggi sempre più complicate e astruse.

Oppure possiamo pensare agli agricoltori che non possono decidere sulla loro terra.

E non c’entra tanto il fatto di esserne proprietari, ma c’entra di più il fatto di escludere la loro esperienza, perché alcuni “esperti” vogliono entrare nelle decisioni senza mettersi tanto a discutere con chi in quei territori ci vive da una vita.

 

Alla fine…

Solamente avendo una buona posizione economica, ma senza essere esposto pubblicamente, potrai organizzarti in disparte, e avere la possibilità di avere una casa lontano dal centro abitato; lontano dalla possibilità di incappare in una di quelle cause civili che durano decenni, e lapidano il tuo patrimonio.

Ti serve una casa modesta, e un pezzo di terra modesto, non solo per coltivare, ma anche per avere spazio per i tuoi figli, qualora uscissero strane leggi su obblighi a cui nessuno aveva mai pensato prima.

Dopotutto la scuola è diventata il luogo dove imporre i peggiori progetti educativi, partendo dai preti e gli insegnati di religione, per poi passare agli psicologi, gli psichiatri, i medici, e quant’altro.

Infine arriva qualche attività educativa extrascolastica, con bambini che simulano di sbarcare da un gommone per partecipare al dramma dei migranti, e nel pomeriggio qualche ora insieme a quelli dell’ArciGay.

Chiaramente i bambini non manifestano subito i sintomi di tutto questo. Quando saranno adulti saranno sensibilizzati su alcuni temi tanto da saltare sulla sedia quando ne sentiranno parlare in modo critico; ma in realtà saranno poco sensibili a comprendere le priorità reali, a meno che qualcuno non gli schiarisca le idee.

 

Questo meccanismo è micidiale.

Si dovrebbe pensare prima a garantire un minimo vivibilità essenziale, senza divagare in temi secondari, in realtà generati dalla mancanza delle cose che servono di più.

Dove la mancanza di una casa dove vivere, e un minimo di spazio vitale, genera poi un conflitto sociale che si cerca di attenuare con leggi stupide riguardo a come ci si dovrebbe comportare in determinate situazioni e ambienti sociali.

In realtà in mancanza di uno spazio proprio, qualsiasi persona può diventare intollerante verso il prossimo. E chi vive da eterno studente in case condivise, farà forse finta di non accorgersene?

Non ci dobbiamo meravigliare se in una società in cui «tutti vogliono viaggiare in prima» (per sfogare la propria impotenza), venga sempre all’ultimo posto la cosa che doveva essere messa al primo, cioè: il diritto di Esistere.