La vita negli ecovillaggi.

  Joel Samuele |
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Ho deciso di pubblicare delle foto riguardo dei raduni di ecovillaggi, nello specifico, quello del 2010 presso il Podere Cavi (Gerfalco), e quello del 2013 presso il Vignale (Civitella Cesi). I link sopra riportati, vanno al sito openstreetmap.org, in caso caso di rottura dei link potrete trovare le coordinate nelle rispettive gallerie fotografiche scevre da lunghe considerazioni:

Raduno Ecovillaggi presso il Podere Cavi nell’estate 2010

Raduno Ecovillaggi presso il Vignale nell’estate 2011

Non ricordo in che modo sono venuto a conoscenza degli ecovillaggi. Forse tramite internet, tra una ricerca e un’altra, ho trovato indicazione dell’esistenza di questi ecovillaggi.

Oppure tramite la rivista Terranuova, ho poi trovato l’annuncio dell’evento, riportato poi sul sito qui (archivio PDF qui) per quanto riguarda l’evento del 2010.

Per quanto riguarda invece l’evento del 2011, l’annuncio è stato riportato qui, (archivio PDF qui).

Fatto sta, che in quel periodo, ero alla ricerca di un qualcosa, che mi facesse uscire dal mondo consumistico, forse attratto dalle teorie della decrescita felice, forse più razionalmente portato a pensare che coi tempi che corrono occorre studiare una strategia personale di sopravvivenza.

Comunque sia, senza riflettere troppo, ho deciso di partecipare per la prima volta a questo raduno nel 2010.

Sostanzialmente gli ecovillaggi si radunano 4 volte l’anno (racconta un socio del Vignale), dove l’evento estivo è quello aperto al pubblico che non vive stabilmente negli ecovillaggi. Anche perché per chi non è abituato a quello stile di vita, visitare un ecovillaggio d’inverno non è sicuramente un invito a rimanerci per un lungo periodo.

Gli eventi sono in fondo un modo per promuovere politicamente lo stile di vita “naturistico”, che deve essere quindi visto sotto una buona luce, e facilmente accettabile da individui abituati alle comodità.

Gli individui abituati alle comodità che vengono a questi raduni, sono anche però individui che hanno dentro di se il desiderio di fuggire da uno stress moderno, da una società alienante che propone ritmi monotoni, e attività economicamente costose di svago. Il lavoro, le ferie, le rate della macchina.

Partecipando a quel raduno, ti viene d’istinto la voglia di rimanerci più giorni possibili. Non sono rare le storie di chi è entrato per stare alcune settimane lavorando in cambio di vitto e alloggio, e poi è rimasto lì.

C’è chi accetta l’allontanamento dalla civiltà, per rimanere a vivere negli ecovillaggi. C’è anche però chi da queste esperienze ne esce segnato provenendo da posti come Damanhur.

Non è insolito sentire storie di gente che abbandonando gli ecovillaggi, lo fa con fatica essendone diventato psicologicamente ed economicamente dipendente.

Ogni ecovillaggio è comunque sia una realtà a se, e non vale la pena darne un giudizio unico che vada bene per tutti. Ad esempio l’ecovillaggio vicino Bobbio del Dottor Mozzi, mi da l’idea di essere lontano dalla spiritualità new age che solitamente fa parte integrante di molti ecovillaggi. Mozzi pratica e consiglia la dieta del gruppo sanguigno, e mal consiglia le diete di stampo vegetariano, tipiche di certe realtà spirituali.

Con il tempo nascono tante derivazioni del concetto di ecovillaggio, e c’è chi si crea diversi tipi di realtà, non necessariamente legate al veganesimo o altri culti naturistici.

Ma i raduni a cui ho partecipato sono principalmente per promuovere la spiritualità new age, dove il tutto e il contrario di tutto si incontrano tra di loro.

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La cosa bella è che per certi versi mi è piaciuto, perché in fondo nel fare qualcosa di nuovo ci si diverte. E questo è il successo dei raduni estivi della rete RIVE.

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Uno del gruppo durante una delle sessioni in cui si parlava della vita negli ecovillaggi, dice ad un certo punto:«funziona bene!»

Lo dice con quell’accento proveniente da una città del nord Italia, probabilmente sempre in preda ai problemi del traffico e dello smog.

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L’ecovillaggio ti promette una nuova vita di comunità, una comunità sempre festosa, con ragazze sempre giovani che partecipano al raduno.

La domanda che mi sono chiesto io è: ma sarà sempre così?

È chiaro che no, e come in tanti altri contesti si abusa dell’immagine femminile per attrarre gli individui, che altrimenti vedrebbero nell’ecovillaggio una situazione di isolamento e solitudine; nel dover affrontare lunghi inverni dopo aver abbandonato la vita lavorativa e produttiva, la quale gli permetteva di potersi comprare quella macchina, con cui alla fine è arrivato al raduno comodamente. Come poi del resto ho fatto io al raduno 2010, dove in teoria si consigliava di lasciare l’auto in cima alla discesa, che poi al ritorno sarebbe diventata una salita. E vi posso garantire che poteva essere un bel tratto a piedi, che aggravato dal peso dello zaino e di una tenda da portare al seguito, avrebbe finito per scaricare tutte le energie che sarebbero servite a partecipare al raduno.

Il mondo degli ecovillaggi, è pieno di quelle fisime naturiste riguardo l’impatto ambientale, le quali però non vogliono essere ragionate. Sono dogmi non discutibili sui quali poi è difficile sapere il perché e il come. Ed è per questo che anche essendomene interessato, mi sono anche detto che una cosa è il raduno, un’altra è viverci.

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Vengono proposti rituali prima di mangiare. Ci si mette in cerchio, e si fa una specie di preghiera. Il tutto ha un senso, perché poi le persone possono sedersi a terra, e ricevere da mangiare in modo ordinato. E se fosse invece stato detto di mettersi in riga, il tutto avrebbe avuto quel tono militare, che non sarebbe piaciuto a chi era alla ricerca di un mondo libero.

In realtà, negli ecovillaggi sono semplicemente più furbi. Perché in un certo modo hanno capito che si possono ottenere risultati migliori, se le persone vengono coinvolte in modo divertente.

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I Raduni degli ecovillaggi, propongono vari workshop, laboratori dove si pratica il teatro naturale. Tutto ciò che invita a pensare che non servono grandi mezzi tecnici, per dare spazio alla propria creatività.

Mi verrebbe da pensare a questo punto, che l’allontanamento da ciò che è terreno attraverso l’abuso della tecnologia, ci spinge poi alla fuga dalla città.

Mentre l’isolamento che uno può provare in aperta campagna, ci spinge poi a tornare in città.

Il tutto è un sistema che non ti permette di decidere, e dove i mondi contrapposti si alternano in uno stesso problema.

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Il raduno del 2010 è stato ospitato dall’associazione Rays nel cuore della Toscana.

Hanno detto di riuscire a vivere con pochi soldi, e di scaldarsi usando la legna raccolta nel bosco.

Fanno attività di agricoltura, e riescono a vivere di scambi con altre realtà legate agli ecovillaggi. Dicono di riuscire a guadagnare quei pochi soldi che servono a pagarsi le spese per un furgone che gli serve per spostarsi, o per comprare ciò che non riescono a produrre.

Ciò quindi pone il problema di come sarebbe il mondo se tutti vivessero in un ecovillaggio. Quando si vuole far vedere che si può costruire riciclando qualcosa come una latta di alluminio, ma ci si dimentica che quella latta viene da un processo industriale.

Nel 2013 al Vignale, dopo aver preso confidenza con l’ambiente, e aver visto che alcune persone come il “poeta” erano soliti frequentare gli eventi, cercavo ancor di più di capire se quella vita avrebbe eventualmente fatto bene per me.

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La Barconota: Una Banconota basata sull’economia poetica.

Verso la fine del raduno, mi sono offerto volontario anche per lavare i piatti, con un sistema a catena che serviva a ridurre il consumo di acqua al massimo. Dapprima si cercava di spazzolare tutti i residui di cibo; poi si insaponavano i piatti in una prima vasca; si sciacquavano in una seconda vasca; poi si risciacquavano in una terza per togliere il residuo di sapone.

Il problema era che la vasca con l’acqua saponata perdeva comunque efficacia con i residui di oli e grassi; la seconda vasca veniva poco a poco contaminata sempre di più dalla prima; e così si arriva al punto che al terzo passaggio ne servirebbe un quarto…

Mentre lavavo i piatti mi viene chiesto che lavoro facevo, e io gli risposi che ero nell’esercito.

La reazione alla risposta è stata di chi considerava anormale che uno che fa quel lavoro stesse partecipando ad un raduno di ecovillaggi.

Io dentro di me pensavo già allora che il mondo naturista ha solo delle regole più seducenti, ma che in fin dei conti non hanno nulla a che invidiare a quelle del tipo “l’ultimo tocca la spalla del primo” (domandate a chi ha fatto il militare di leva).

Vengono promosse tutta una serie di attività che servono a fare gruppo. Balli sulla paglia, del fienile o su altri spazi all’aperto.

La sera si parla intorno al fuoco, e la mattina alcune ragazze si fanno la doccia nude all’aperto, facendo presagire a chi non conosce quelle realtà un mondo di libertà e di spazi sconfinati.

Io sinceramente ho un po’ paura che il tutto si trasformi un po’ come nel film “il prescelto”, dove un uomo attirato da una lettera in un villaggio strano, finisce poi bruciato al rogo da un gruppo di donne.

Oppure tanto per citare invece un film più “maschilista” come “Il nastro bianco”, dove il medico di una realtà isolata come un villaggio agricolo, è solamente preoccupato del fatto che le prostitute in città sono troppo lontane.

Ma magari queste sono mie fantasie...

Durante il raduno al Vignale mi sono avventurato con l’auto in un percorso sulla vecchia ferrovia nei pressi di Civitella Cesi, di cui potete vederne un tratto in questo video
Ho partecipato a questi due raduni per curiosità, per conoscere il mondo di chi vuole vivere con meno soldi, ma in modo diverso.

A tal proposito avevo creato un sito su blogspot, che ho deciso di dismettere (come la ferrovia Civitavecchia-Orte), a causa delle innumerevoli norme in continuo mutamento sulla privacy, che richiedono continue modifiche sui siti in gestione.

Troverete un archivio PDF qui.

 

Visitate anche le due gallerie sugli eventi:

Raduno Ecovillaggi presso il Podere Cavi nell’estate 2010

Raduno Ecovillaggi presso il Vignale nell’estate 2011